Ecco come mi sento certi pomeriggi quando torno a casa dopo il lavoro e poso la mia borsa sul parquet scemo di questa casa, e penso al tempo che ho davanti, a questa città che mi aspetta lì fuori – le ho già dato dei morsi ma adesso è arrivato il tempo di cominciare – ma da dove e da cosa cominciare? Come evitare che le miriadi di possibilità mi tengano immobile? Come evitare che ogni sguardo per strada mi suggerisca una vita possibile che per il momento non è – che potrebbe essere, ma per il momento non è – come fare a togliermi quella sensazione di “una cosa vale l'altra”?
Bella domanda.
Se qualcuno sa come ovviare all'inconveniente lo dice anche a me per favore, che per non lasciarmi inghiottire mi sono rinchiusa nel mio bunker?