Mi piacciono le città con i palazzi di marmo. Anversa ha i palazzi di marmo. Nel luogo barbaro dove vivo invece, di palazzi marmosi ce ne sono pochissimi. Sono appena tornato da Anversa. La Meisje viene a farmi visita dalla Danimarchia. Lei la mattina dopo si sta lavando i denti – fuori dalla finestra ci sono i palazzi di mattoni rossi con pochissimo marmo – e io le dico, senti, chiudi la valigia che andiamo via. Andiamo dove? Andiamo ad Anversa. Non le ho detto così; non ho detto nulla fino a poco prima di entrare in città.
Il signore italiano gestore di ristorante ad Anversa fa il simpatico con tutti. Chiama la Meisje peperino e lei potrebbe pure ucciderlo per questo. Io non lo ucciderei, il signor gestore, però quelli che sono sempre gentili e sorridenti di professione, non lo so. Ecco, quando cominciano con le giovialità e le domandine rituali vorrei dire, non ce n’è bisogno, andiamo al dunque. Come ai lavatori di vetri ai semafori. Non ce n’è bisogno. I lavatori di vetro. Da quanto tempo non ne vedo.
Italiani? chiede comunque il signore gestore. Arrivati da dove? Chiede. Dal Paese Barbaro, dico io, lei invece dalla Danimarchia. E ora siamo a cenare con linguine ad Anversa. Che uno potrebbe credere sia l’inizio di una barzelletta. Invece No. Il Belgio sta in mezzo a tutto. Potrei parlare del Belgio e di Anversa, invece parlo di un paio di cose che hanno molto poco a che fare con il Belgio ed Anversa.
Numero uno. Avere una televisione a disposizione una sera ogni 4 mesi, significa che poi uno la accende e mette su Raiuno, ché quello tanto si prende sempre in Europa. Mi ha rassicurato notare che ancora oggi la formula di Raiuno è la stessa: posizionare davanti alla telecamera dei vecchi che cantano canzoni vecchie o comunque molto conosciute, e condire la scena con un gruppo di giovani che ondeggiano la testa e seguono con il labiale le parole della canzone.
Numero due. Quelli che allo zoo bussano sul vetro delle gabbie degli animali. C’è scritto: non bussare. C’è scritto “non bussare sul vetro” in barbaro e in inglese, e se pure tu non fossi una persona capace di intendere nessun idioma scritto, ti mettono pure l’immagine del pugno sul vetro, con tanto di divieto. Significa: divieto di bussare. E tu comunque bussi. Tu genitore di bambino che vedi tuo figlio bussare sul vetro e rompere i coglioni al rarissimo roditore notturno della Nuova Zelanda dello Zoo di Anversa, lo lasci bussare. Tu genitore, se il tuo bambino se ne fotte del rarissimo roditore notturno della Nuova Zelanda, lo avvicini al vetro e allora sei tu che ti metti a bussare. Per insegnare al bambino come si fa? Tu genitrice, io ti osservo alle spalle, ho capito che sei italiana, e penso che sei come quelli che siccome non c’è la multa allora lo faccio, ché il divieto vale per gli altri, cosa vuoi che sia. Dovrebbe esistere un sistema per cui se tu bussi più di tre volte ti viene impiantato automaticamente sotto pelle un chip, per seguirti tutta la vita, per marchiarti come elemento inutile o dannoso all’economia del mondo, e discriminarti appena possibile, o per sapere sempre dove sei e cosa fai. Oppure se hanno finito i chip, lanciarti subito nella gabbia dei giaguari appeso per un piede.
L'idea del chip mi pare ottima, anche perché non credo ci siano giaguari a sufficienza.
neanche l'idea dei giaguari è male,in verità…
Io invece li metterei in una teca di vetro per soli 5 giorni e per quei pochi 5 giorni busseri costantemente… vediamo se lo capisco in rispetto…
D'accordissimo. Su tutto.Apposterei una guardia in borghese vicino alle gabbie, pronta a dare un multone a questi geni. Che poi gli zoo non hanno sempre bisogno di soldi? Allora subito fuori 20 euro, che se sei allo zoo con tuo figlio di sicuro in tasca ce li hai, e se non li hai ti accompagno fuori dal cancello. Con la gente intorno che fa buuuuuu.Annika
l'idea del chip è buona