Ieri ad una certa ora del pomeriggio sorseggiavo spumante e mi cibavo di tartine piccolissime e discutevo delle differenze dei sistemi didattici in Europa con un ex ministro del Paese Basso, che mi ascoltava tutta divertita. Ero stato invitato a questo incontro dove si parlava di urbanizzazione sostenibile, dentro il Parlamento Europeo, luogo dove mai ero stato pure essendo io espatriato a Brusselle, area del mondo dove in pratica uno su tre lavora da quelle parti. Invitato in quanto ex alunno della mia Universita’ del Paese Basso, che e’ contenta di mantenere i rapporti con i suoi ex alunni e coinvolgerli in attivita’ e far sapere in giro cosa fanno oggi, i loro ex alunni. E non e’ la prima volta che mi contattano e ieri mi hanno fatto sapere che non sara’ l’ultima. Tutto bene quindi?
No, perche’ penso alla cazzo di mia Universita’ italiana del cazzo. Che’ io presi una laurea in Paese Basso quasi come hobby, in grande tranquillita’ e mentre lavoravo, e ci ho speso poco tempo li’ dentro, e comunque quelli ancora mi richiamano. La mia Facolta’ italiana, dove ho speso sudore e dolore e fatica per lunghi anni, non mi ha chiesto niente dal giorno della laurea. Avrebbe dovuto?
Me lo chiedo periodicamente, se avrebbe dovuto. E mi incazzo periodicamente anche se non ne scrivo mai (ma negli anni ho costretto molta gente ad ascoltare le mie filippiche infuocate). Avrebbe dovuto, quindi?
Ragioniamo: sulla carta ero il migliore. Sulla carta non significa che lo ero per davvero. Ma ecco, la carta diceva questo. Voglio dire – cara Universita’ italiana che sicuramente non sei in ascolto in questo momento – tu hai autonomamente deciso dei criteri di valutazione. Erano i tuoi criteri, non i miei. Ed io dal primo giorno fino all’ultimo sono stato classificato – secondo i tuoi criteri – come il migliore. In certi casi con enorme distacco rispetto al secondo. In certi casi imponendo innovazioni che fino a quel momento nessuno aveva richiesto. E tu mi hai ignorato. Siccome ero l’eccellenza secondo i tuoi criteri, in pratica hai ignorato te stessa. Cioe’ neanche tu credi a quello che fai, ai risultati che ottieni.
Quando mi passa l’incazzatura vorrei dare dei motivi a questo mio essere trasparente per te. E provo a giustificarti. Penso che gia’ sei occupatissima a scansare tutti quelli che vorrebbero restare attaccati alle tue mammelle, mendicando contrattini e mettendosi in fila per ipotetici posti che a volte mai arriveranno. Devi trascorrere il tempo a scacciarli via come si fa con le mosche, figuriamoci inseguirne altri che volontariamente hanno ignorato qualsiasi prospettiva di carriera con te. E poi un’altra ragione potrebbe essere che non vuoi guardare in faccia la materializzazione dei tuoi fallimenti.
Con poco affetto,
R
io sulla carta sono stata una peggiore, ma peggiorissima. Allora ecco mi sento meglio, retrocessa alle superiori. Capisco quel che dici, fa pure un po’ di fastidioso male, sto paese.
Avrebbe dovuto. Da qui dovrebbero partire successive considerazioni sul perché e sul per come siamo un totale fallimento, sulla schifezza dei politici e dei politicanti che comandano questo paese terremotato, squattrinato e svuotato di ogni voglia di migliorarsi, o del problema dei molti studenti italiani che albergano inutilmente sui banchi universitari senza crederci veramente e di quelli che espatriano per cercare un futuro piu’ dignitoso. Ma ormai persino le critiche e le autocritiche sembrano essere inutili e vuote, siamo in balia del destino e non vedo davvero quale sia la soluzione. Quando dalle persone di altre nazionalita’ sento che gli italiani sono ‘ignorant’ e ‘illitterated’ ormai non rispondo niente, incasso e me ne vado. Il cervello si trivella ancora sui perchè e i percome, e pur non pensando veramente di essere un popolo di ignoranti credo che la responsabilità è anche mia ed è tutti, pure tua.
Maria
lo dici al solito meglio di come l’ho sempre pensato. nel mio caso mi è sempre sembrato pure peggio perché vinsi una sciocca borsa di studio che mi mantenne agli studi per tre anni e tre quarti (vitto, alloggio, tasse e pure libri). e poi vinsi una borsa di dottorato. e poi ciao. e mi pare assurdo che l’università abbia speso così tanto per me e non abbia nessun interesse nel riassorbirmi, usarmi. mi hanno invitato a un convegno a ottobre dicendomi “però solo se vieni da parma. se vieni da firenze il treno costa troppo”
ah, stupendo
(mi viene il vomito)
dovresti chiederti se avesse dovuto invece di “se avrebbe dovuto”.
tutto qua.
l’argomento mi piace. qualcuno dice che in alcuni casi e’ corretto.
parliamone.
faccio un esempio:
>> avrei mangiato volentieri se avessi avuto qualcosa nel frigorifero.
nessuno si sogna di dire avrei mangiato volentieri se avrei avuto qualcosa nel frigorifero.
Cambiando l’ordine della frase spostando il “se” la regola non cambia (risulta solo un pò meno usata).
Avremmo quindi:
se avessi avuto qualcosa nel frigorifero avrei mangerei volentieri.
E sì, il mio frigo è vuoto!
Pingback: paese basso « rafeli blog – il diario delle piccole cose
Pingback: Il 2012 potrebbe sembrarti « rafeli blog – il diario delle piccole cose