si diceva di Parigi

Parigi ci abbiamo camminato tantissimo. Lo so non é italiano, ma suona bene. Parigi ci abbiamo camminato tantissimo, io e la Meisje, che poi mi sono venuti due polpaccioni alle gambe che di solito non ho. Due polpaccioni cosí evidenti che al ritorno, in un autogrill da qualche parte nel Belgio, li ho scoperti tirandomi su il bordo dei pantaloni facendo lo scemo sulla porta del bagno delle donne, mentre la Meisje faceva le smorfie allo specchio.      

Parigi praticamente pullula di francesi. Parigi praticamente scopri che i francesi, a differenza degli altri europei, li piace il capello spettinato e la sciarpa la portano diversamente dagli altri europei. Capisco che potrebbe essere poco interessante – ché ste cose per notarle bisogna girare per l´Europa e fare i confronti – ma loro i francesci la sciarpa non la attorcigliano piú volte attorno al collo come gli italiani, ma la girano sul collo e poi la fanno cadere lunga sul davanti o sul didietro. Tipo Piccolo Principe per capirci. Sono francesi.      

A Parigi c´erano strade attorno al Tour Eiffel che ti rendevi subito conto di non essere nella barbaria architettonica del Paese Basso, ma con buona approssimazione avresti potuto credere di essere perfino a Lecce. L´architettura parigina ti provocava una forte sensazione di impero romano d´occidente. C´erano i russi che assaltavano il negozio di profumi di un brand particolare che fuori dalla Francia non si trova, e tu che ti sei spruzzato addosso quello sbagliato la notte ti sei poi dovuto alzare dal letto per sciacquare via l´odore. C´erano un cameriere – a proposito di russi – che servendoti il pranzo al Quartiere Latino ti ha chiesto se eri russo o polacco, invalidando in un microsecondo l´effetto suggestivo (credevo io) della mia nuova coppolina francese. C´erano turisti del Colorado che dicevano Sí Sí, sei est europeo, si vede benissimo. No guardi io sono terrone, ho risposto, altro che est europeo. C´era poi la Meisje che si vantava di non essere scambiata per turista nelle stradine della cittá. C´erano quelli del Colorado che peró dicevano tu sei est europeo mentre lei si vede che é italiana. Evidentemente da seduta sembri piú italiana, le ho detto io. C´erano due personaggi – ovvero noi due – che andavamo a fare una visita turistica al quartiere multietnico di Belleville, motivati da ragioni letterarie (che come al solito se le conosci ok, se non le conosci, inutile spiegare).

C´era il sole.

C´era la Meisje che comprava le calze in un negozietto gestito da una signora mesopotamica con la suocera coperta dal velo. C´era il mercato dei pappagalli. C´era la Senna enorme. C´erano le comitive di studenti in gita, e fra loro gli italiani che insomma é definitivo, sono i peggiori di tutti. C´era una crepes al caramello e gelato che dovevamo prenderne due invece di una. C´era poi alla fine l´incontrovertibile consapevolezza che era stato molto meglio andarci, a fare sta cosa, piuttosto che No.

9 pensieri su “si diceva di Parigi

  1. io ci ho dei polpaccioni tali che stanotte mi sono svegliata di colpo a causa di un crampo tremendo che oltretutto non voleva passare.
    anch’io sarei voluta andare a belleville durante il mio viaggio a paris, ma non ce l’ho fatta

  2. Gli italiani sono i peggiori, ma non c’è mai fine al peggio: tipo, hai idea di come siano i militari della marina italiana che sbarcano all’estero ed escono in licenza?

    Come dire, sappiamo farci apprezzare…

  3. .. pure io se tornassi a Parigi la prima tappa sarebbe Belleville che quando ci sono andata io ancora non amavo Benjamin e tribù…
    T.

  4. Prosa superba, mio vecchio. Non è italiano? Massì che lo è: si chiamano anacoluti, isn’t it? Interessante questa faccenda della sciarpa. Dio è nei particolari. E andare a Parigi e non visitare Belleville sarebbe come andare nel New Jersey e non visitare Newark, motivati da ragioni letterarie (che come al solito se le conosci ok, se non le conosci, inutile spiegare).
    E’ in arrivo dispaccio, eh!
    bises, dunque

  5. #2:
    ma gli studenti rappresenterebbero, in teoria, il futuro di un Paese.

    Livio:
    prosa che fino a due minuti fa conteneva però un “sciaquare”, e nessuno me lo ha fatto notare.

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