i vetri della macchina

I vetri della macchina la mattina non sono piú congelati, ed il sole non sparisce piú dopo l’ora pranzo. Un altra primavera non mi pare possibile, non così  presto, almeno. Ci sono pizze congelate buonissime che meriterebbero accurati revisionismi storici. Io certe volte penso che a fare un lavoro cosi’ noioso in futuro non mi potró lamentare di nulla. Ho un babbo natale di zucchero sulla scrivania, ricordo di essermi ripromesso di metterlo da parte, pareva ieri, e invece sta ancora li’, ed io adesso giá parlo di primavera. Quelli che dicono che bisogna fare solo quello che piace, non ho idea di come facciano a dirlo. Se pensi a quello che stai facendo, e vorresti fare altro – diceva Steve Jobs nel suo discorso famosissimo – e se ti accorgi che é cosi’ per troppi giorni di seguito, allora smetti e fai altro. Sì ma cosa, Steve? E nel frattempo come te le compri, le pizze surgelate? Qui poi mi chiedono di Eluana, che ormai lo sanno tutti, é diventato caso internazionale, ma io cosa posso dire. Ho un numero esagerato di calzini bucati, e devo analizzare la mia vita in dettaglio per capire come mai così tanti, e come mai tutti adesso.  

5 pensieri su “i vetri della macchina

  1. Spesso si decide semplicemente di ignorare quella voce che sentiamo dentro e di andare avanti come se nulla fosse. Ascoltarla vorrebbe dire fermarsi troppo a lungo e questa è una cosa che nessuno di noi può permettersi. Poi arriva il giorno in cui quella voce diventa un urlo e non puoi fare a meno di prestarle attenzione. Come si dice, alla fine tutti i nodi vengono al pettine.
    Mi pare di trovarmi nella tua stessa situazione, ma qualche anno prima. Sto studiando per essere in grado di svolgere il lavoro che desidero fare da sempre e farò quel lavoro perché sono convinta che sarà la cosa che più si avvicinerà ad uno scopo nella mia vita. Sembrano le parole pesanti di una che si prende un po’ troppo sul serio, lo so, ma ho preso questa decisione per cercare di fuggire alla routine di un mestiere che non mi piace. Eppure mi sono resa conto da tempo che, anche se riuscissi a portare a termine il mio intento, finirei per trovare “noioso” persino quello e, alla fine, finirei per odiarlo. Forse perché sono fatta così, incapace di dedicarmi troppo a lungo ad una sola passione e sempre alla ricerca di esperienze più stimolanti.
    Insomma, dovrei smettere di fare quello che sto facendo e fare altro, oppure dovrei aspettare che passi quest’irrequietezza (crescendo!?) e cercare di non gettare via quello che ho già conquistato? Fin’ora ho scelto la seconda opzione e credo che la sceglierebbero tutti o quasi. Il rischio sarebbe troppo alto, ma così facendo l’insoddisfazione rimane.
    Nonostante ciò, ho paura che un bel giorno mi sveglierò e inizierò semplicemente a convivere con questa prospettiva, rassegnandomi di fronte alla consapevolezza di non avere abbastanza coraggio per pormi volontariamente in una situazione tanto precaria.

    Mi sembra di capire che non sei soddisfatto, ma sei sicuro che lo saresti facendo altro? Forse ti manca qualcosa, nella vita, ma non è detto che questa cosa riguardi necessariamente la sfera lavorativa. È l’unica conclusione a cui sono riuscita ad arrivare fin’ora.

    Scusami per la prolissità, spero solo di non aver frainteso tutto.
    Buona notte

    Vale

  2. Vale:

    “Mi sembra di capire che non sei soddisfatto, ma sei sicuro che lo saresti facendo altro? ”

    Abbastanza. Quando mi capita di fare qualcosa dove posso usare meglio il mio cervello – e si tratta comunque di lavoro, e di scartoffie, mica di paracadutismi o concerti rock – mi sento molto molto meglio.

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