ce lo sapevate?

Certi momenti di esagerata bellezza, di gioie indecenti, certi momenti di perfezione spudorata, che vanno oltre ogni limite di perfezionatezza spudorata e di gioia che fino a quel momento poche volte avevi provato, quando l’imbuto delle sensazioni si intasa per la troppa perfezione in arrivo, in quel momento, in quel preciso momento, il tuo cervello si arrende e alzando bandiera bianca ti dice Sai Cosa? Tutta Sta Bellezza e Perfezione, Io A Registrarla E Ricordarla Così Com’è, Proprio Non Ce la Faccio, Registratela da Solo, Tutta Sta Bellezza e Sta Perfezione, e così, di fronte all’esagerazione della bellezza delle cose, la porzioncina del cervello deputata alla registrazione degli eventi sotto forma di ricordi va in tilt, si ingarbuglia, si intortiglia, si ubriaca ed inciampa, con il risultato che alla fine tutto quello che doveva essere registrato viene impresso in modo vago nella tua capoccia, e i ricordi che avrai di tutta quella esagerata bellezza e spudorata perfezione saranno come quelli di un sogno, sfumati come quelli di un sogno, incerti come quelli di un sogno, perchè la porzioncina del cervello si è ubriacata e non ha registrato per benino come doveva fare, e come per un sogno non sarai sicuro se quello che ricordi è successo per davvero oppure No.

Come quando – da pischello – si giocava a calcio in immensi campi di erbetta secca dove i limiti del campo non erano affatto segnalati con le linee bianche, ma solo dalle opinioni convergenti di noi calciatori pischelli dalle maglie di gioco tutte diverse. In questi immensi campi di erbetta secca, se il pallone si allontanava troppo dal gioco allora era fuori, e se il pallone era fuori allora doveva essere recuperato dal giocatore pischello più vicino al pallone.

Poteva succedere – e ogni tanto succedeva – che un giocatore pischello che quella mattina si era svegliato un po’ più Mazinga degli altri, tirasse dei calcioni spropositati al pallone, che così veniva sparato via molto più lontano del solito, dall’altra parte della strada o nel campo di erba alta. In questi casi non veniva più raccattato dal giocatore più vicino al pallone, ma dal Mazinga pischello che aveva sferrato il calcio spropositato. Dopo il calcio spropositato, tutti i pischelli sudati e coi pantaloni segnati dalle strisce verdi dell’erba, si voltavano verso il giocatore Mazinga e dicevano severi: Adesso vai a prenderla tu, la palla, così impari!

14 pensieri su “ce lo sapevate?

  1. io ho una memoria lunga che fa veramente schifo. ma se non altro la mia memoria non è selettiva, belli o brutti che siano, i ricordi, dopo un certo numero di mesi, li impallidisce tutti.

  2. Mi ricordo tutto, palloni sgamazzati troppo lontani e linee bianche immaginarie. Solo che non ricordo l’erba, se pur poca e secca, sui campetti nei quali giocavamo noi. Piuttosto ricordo enormi campi con porte troppo grandi, di terra battuta, anzi, nemmeno battuta, e grandi, enormi buche nel campo, e i piedi che mi facevano malissimo alla fine di ogni partita. Questo si, ma l’erba proprio non me la ricordo…

  3. quando ho letto “Il giorno della civetta” ho dovuto fare delle pause tra una pagina e l’altra, a volte addirittura tra un paragrafo e l’altro perché c’era talmente tanta bellezza lì dentro, tanta emozione, che non riuscivo a contenerla tutta.
    ero sopraffatta
    della felicità intensa, così intensa che il cervello non se la ricorda bene, ho dei ricordi invece molto precisi. l’ultima volta che mi è successo era il mio compleanno del 1998, io uscivo da un negozio di jeans insieme alla mia migliore amica ed ero così felice che non potevo crederci. mi ricordo ancora bene bene lo stato d’animo, guarda.

  4. Diceva Chaplin che la vita è una tragedia in primo piano, ma una commedia in campo lungo….non so perchè ma questo post me l’ha fatto venire in mente…non so perchè…
    Anonimo Dr. Utente

  5. che bello pensare e toccare questa pienezza dell’essere, che , se non ci stai dentro, non ti puo venire in mente in modo tanto intenso e vivo…
    la mia risale al ’92, quando, dopo mesi e mesi di lanciailsassonascondilamano, l’amore della mia vita è diventato VERO e non più un sogno. Peccato che, da allora, sia ancora l’amore della mia vita ( e forse io della sua) ma non si riesca a stare insieme. Però era perfettissimo, in quel momento, si.

  6. allora sì che si era felici e liberi: rincorrere un pallone che sembrava sempre troppo grande, in un campo immenso con le braghe che calavano perchè “i pantaloncini della tua taglia non ci stanno” e le maniche arrotolate per il caldo e per le esili braccia. E il sole! Quanto sole c’era, pieno, avvolgente pallone giallo che faceva saltare la polvere ovunque, secca, fastidiosa…Chissà perchè quei giorni passarono e quel senso di libertà (quei momenti in cui tutto sembrava tutto piu grande) non è piu tornato

  7. Rafeli mia…ccè belle parole!!! Sai…non ti facevo così sensibile…il tuo modo di scrivere è semplice e raffinato…un genere che io adoro. Ti faccio i miei complimenti…e ricordati li doi tecite ogni tanto. Baci

  8. Io coi miei supercugini giocavamo per strada facendo le cosiddette “porte piccicche”, e cioè un palo della porta era il marciapiede, l’altro una pietra posta alla distanza di un metro sì e no. Questo per poter giocare senza portiere…
    E comunque Rafeli devi pubblicare.

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