ho un quaranta percento di tristezza che porto nascosto nelle tasche

Ho un quaranta percento di tristezza che porto nascosto nelle tasche, in questi giorni di studiacchiamenti pallidi e riflessioni sterili, che se  proprio devo dargli una forma o rappresentarlo con una metafora – il mio quaranta percento di tristezza –  allora lo rappresento con il primo accordo di pianoforte che viene ripetutamente suonato nell’introduzione di Stop Crying your heart out degli Oasis, poco prima che Liam cominci col miagolio della sua voce.

Le metafore dovrebbero semplificarti la vita, dovrebbero in teoria esprimere al meglio i concetti e le sensazioni complesse ma purtroppo sta metafora che m’è venuta non mi semplifica un bel niente. Non è che se mi chiedono Come Stai? posso rispondere “sto come il primo accordo di pianoforte di Stop Crying your heart out degli Oasis, hai presente? Quello suonato poco prima che Liam cominci col miagolio della sua voce, hai presente? ”.  Direi che No, non posso proprio. Sto pastrocchio di parole non rende affatto l’idea. Allora come sempre si produce un omogeneizzato di pensieri e ci si arma di minimalismo:

“Come stai?”
“Sto.”

Che detta così, sembra qualcosa a metà fra una confessione intimista ed una esclamazione da partita di poker. A pensarci bene, continuando così sulla stessa linea potrei partorire altre belle risposte pregne di significati nascosti.

“Come stai?”
“Passo.”

Fino a sfociare nel non sense più spudorato.

“Come stai?"
“Cambio tre carte.”

Che poi, in fondo, uno spicchiolino di significato metaforico lo si potrebbe trovare in ognuna di queste risposte, avendo voglia di fare gli aruspici delle intenzioni. Se gli antichi riuscivano a fare previsioni sugli esiti delle guerre sbirciando le budella degli animali morti, e se una casalinga qualsiasi nel pieno della sobrietà è capace di vedere la faccia di padre pio nella macchia di umido dell’intonaco, allora si potrebbe benissimo dare un senso a qualsiasi risposta pronunciata a casaccio da un Rafaeli con le percentuali di tristezza appena oltre la soglia di tolleranza.

“Come stai?”
“Mela Pera Banana Caffè.”

Qualche giorno fa, sul balcone della casa di fronte (che poi sarebbe quello della finestra di fronte) ho visto le tre donzelle damigiane lì domiciliate che mostravano i loro pigiami fiorellati al caldo sole di marzo. Una di loro era immobile con la faccia rivolta verso il sole mentre un’altra si adoperava sul viso della coinquilina nell’inconfondibile gesto a mani convergenti con il quale – di solito al riparo di occhi indiscreti – si scoppiano i brufoli e punti neri. La terza si limitava a supervisionare l’operazione di dermatologia a cielo aperto. Il mio sguardo indiscreto si è sentito male, mentre tutto il resto di me stesso voleva condividere l’orrore con qualcun altro, forse per ricavarne un minimo sostegno morale, e allora ho urlato a Billigiò di venire subito a vedere. Lui – che è una persona delicata e col senso del bello – appena ha saputo di cosa si trattava, è rimasto sulla porta della mia stanza con un pacco di tarallini salentini fra le mani, e sgranocchiando un tarallino ha rifiutato di avvicinarsi alla finestra per ammirare lo spettacolo dicendo:

“No per favore, non mi fare vedere queste cose che sto mangiando.”

Disclaimer: riporto questo episodio senza alcun motivo: non c’è nessun significato nascosto. E’ solo in nome di un approssimativo realismo pasoliniano di questa cippa. Per quanto mi riguarda, ognuno è libero di sforuncolarsi dove meglio gli pare.  

28 pensieri su “ho un quaranta percento di tristezza che porto nascosto nelle tasche

  1. Ciao rafeli!
    Ti leggo spesso ultimamente, pensa un po’ su consiglio di mio padre!
    E hai letto?! Ho scoperto che sei un mio compagno di scuola!
    Eheh
    saluto!

    Morbid,
    appena tornato a Bo-town sul solito e lento bus 101

  2. Se mi avessi detto “Sto come il primo accordo di pianoforte di Stop Crying Your Heart Out” ti avrei capito al volo. Forse perchè io mi sento come come le note di pianoforte appena prima che Freddie inizi a cantare “Mama…just killed a man…”. La musica, che gran cosa.

  3. spesso con la mia vecchia coinquilina ci si paragonava alle note, spesso mi sentivo un la-, le altre un mi-, difficilmente riesco a sentirmi in maggiore!

  4. Io quando sto veramente in stato di grazia mi sento in dodici ottavi, quando ho voglia di giocare in sette ottavi, quando sono incazzato in cinque quarti. Tempi invece di accordi, ma sempre musica è…
    (C’era un senatore romano che finiva tutti i suoi interventi al senato dicendo “Cartagine deve essere distrutta”. Io d’ora in poi finirò sempre dicendo “Rafele deve pubblicare!”)

  5. ma rispondere che hai un 40% di tristezza va benissimo. ora stasera mi metterò a scartabellare tra i miei cd degli oasis, che credo di averli tutti, ma difficilmente so i titoli delle canzoni, così mi faccio un’idea più chiara.
    “cambio tre carte” comunque dà molto bene l’idea secondo me

  6. …eh ma allora non ti va bene niente!
    Lo sguardo di sghimbescio di scamarcio, i cintolini, le pigiamate che si spuntinano, e l’adsl che non funziona, e il caldofuoristagione…ora la tristezza nelle tasche…
    sembri mia zia adelina nel culmine della menopausa!
    Te lo dice anche la canzone
    STOP CRYING YOUR HEART OUT

    😉

  7. volevo dirti che per colpa tua adesso le mie normali medie sullo shineecc, per colpa dei due picchi che mi han portato l’asse x a 40 , ecco, per colpa di quei picchi adesso tutte le altre colonne sembran più basse. GRazie!

  8. Le note possono dire tante cose, noi vecchio gruppo di world music, ai tempi d’oro avevamo un amico sempre un pò cupo e troppo riservato….non ricordo più il cognome perchè per sempre rimarrà nel mia mente come Antonio BEMOLLE…
    “Come sto? c’ho 4 quinti di colore e mi combatto perchè non so se giocarmi la casa o passare e sperare nella prossima mano, ecco come sto!”

  9. E stare come l’incipit di “hey you” o “confortably numb” dei Pink Floyd dite che è un pò troppo giù? Mi devo preoccupare?

  10. MorbidTrevi:
    che bello essere chiamati “compagni di scuola” quando si sta per finire l’università. Sta cosa di tuo padre me la devi spiegare per bene. Fatti vivo.

    PlainJane:
    forse quella è ancora più triste.

    Baccassino:
    il sette ottavi. Se non fosse stato per te, non lo avrei mai suonato.

    anonimo #10:
    ma certo, io sono un piagnone, altroché.

    anonimo #15:
    coi pink floyd c’è sempre da preoccuparsi.

    beaticomerane:
    il 60% è di acqua.

  11. …dai Vento…mollaci giù un commento su ‘sto 40 per cento di tristezza nelle tasche…dai…o la tristezza “non è tua amica”? eh? eh? dai….

  12. Caro Rafè, non sono d’accordo con te,
    conosco le tre donzelle e sono davvero molto simpatiche, fidati di me.

    ti leggo sempre.

    una stretta di mano.

    Maurizio Constanzo

  13. ho notato un velo di sarcasmo (credo si scriva così) sulla mia presenza in questo blog, in particolare da parte di brule…

    comunque caro rafeli se non condividi la mia partecipazione in questo blog fammelo presente che mi farò da parte, però pretendo sentirlo dire da te.

    Non ti conosco ma mi sembra di conoscerti…non sai quante volte anche io ho avuto anche più di un 40% di tristezza nella mia borsetta…

    un abbraccio e un bacio

    Flavia V.

  14. c’è anche da aggiungere che ormai chiunque ti veda ti chiede come stai?? e che palle… e chiedete che ne so… cosa hai mangiato? o magari arrivare direttamente e dire: ti vedo bene… così son cazzi tuoi poi..

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