io non voglio

Io non voglio vivere in un paese col caldo messicano già a metà maggio.
Io non voglio vivere in un paese che il sole brucia l’asfalto fresco e produce un odore convergente verso l’odore di merda.
Io non voglio vivere in un paese che non serve la sciarpa.
Io non voglio vivere in un paese che.

Cercavo un parcheggio qualche sera fa, e il parcheggio non lo trovavo. Dopo quaranta minuti di ricerca infruttuosa decido di lasciare la macchina accavallata su di un marciapiede “che poi tanto la vengo a spostare più tardi”. Entro a casa, scrivo, leggo e ceno. Parlo, leggo, dormo. Quindi mi posiziono orizzontale nel letto e mi addormento. Quindi mi risollevo dal letto, mi lavo, mi colaziono, mi siedo e scrivo. Poi mi pranzo e poi non ricordo cos’altro mi faccio. Quindi esco e mi porto verso la posta  e poi non so dove. Quindi torno a casa, mi risiedo, scrivo, studio, sbuffo. Quindi mi rimetto a tavola e mi comincio a cenare. E in quel momento – solo in quel momento – sento nascere dentro di me la consapevolezza di aver fatto una cazzata. La mia cazzata del maggio 2007. Quelle consapevolezze che nei primi momenti sono solo una sensazione vaga, imprecisa. Sai che c’è qualcosa che non va, ma non sai ancora esattamente cosa. Quindi mi risollevo dalla sedia e corro per strada, e nel tragitto verso quel marciapiede dove avevo lasciato la macchina “che poi tanto la venivo a spostare più tardi” c’è una nuvola che mi segue sulla testa, un po’ come una nuvola di Fantozzi, solo che questa non assomiglia affatto ad una nuvola ma assomiglia piuttosto ad una di quelle insegne luminose dei locali di Las Vegas con le lucine intermittenti, e su questa insegna si può leggere a chiare lettere: Caro Raffaele Sei un Grandissimo Coglione.

Con le lucine intermittenti fucsia e gialle, per intenderci.

Sono andato a riprendere la macchinina dal deposito delle auto rimosse con un caldo messicano e le cuffie nelle orecchie, solo che il lettore mp3 aveva le batterie scariche e non c’era musica da ascoltare, ma faceva troppo caldo per sfilare le cuffie e infilarle in tasca. Ritirare un’auto che è stata rimossa da un divieto di sosta, è un po’ come far visita ad un parente che è finito in galera, solo che sei tu il colpevole, e non il carcerato. 

E poi ci sono i giorni delle cazzate minori, come per esempio passare il mocio sul pavimento seguendo geometrie insensate, col risultato che poi ti ritrovi intrappolato in un punto fra il corridoio e il bagno e non puoi muoverti né di qua né di là, né avanti né dietro, che hai il pavimento bagnato tutto intorno, e c’hai solo da aspettare che si asciughi.

Che c’hai solo da aspettare che tutto passi.

17 pensieri su “io non voglio

  1. Ti dò una pacca sulla spalla. Neanch’io… voglio quelle cose.

    Ma soprattutto: piena solidarietà per la rimozione coatta, perché da quando ho avuto l’ardire di portare la macchina a Roma, mi son piovute addosso una caterva di multe (r.coatta compresa, ovvio), perché (come noto) guidare e parcheggiare qui è IMPOSSIBILE. Chiedere a Raoul per conferma.

    Complimenti per la metafora del “parente che è finito in galera, dove sei tu il colpevole e non il carcerato”. Ho provato questa sensazione.

  2. Non era un maglione, era un berretto di lana portato disinvoltamente su un paio di occhiali da sole a forma di cazzogna. L’ho visto anch’io, ne sono certo.
    Quanto a Rafeli, hai anche la mia solidarietà, amico. Ultimamente ne sto combinando una dietro l’altra, dimentico sempre dove lascio le cose, tanto che sono arrivato a pensare che il mio stia per diventare come lo strano caso del Dr Jekyll e Mr Hide. Forse c’è un altro me stesso che fa le cose a mia insaputa. Principio di demenza senile precoce? Spero di no!

  3. il caldo messicano di maggio è doloroso, ma io non voglio nemmeno un paese in cui serva la sciarpa.

    capita sempre a me, di rimanere intrappolata mentre lavo per terra. credo di avere dei problemi di orientamento.

  4. Vieni a farti un annetto a dublino che sono ancora con cappotto e sciarpa. Poi vedrai che nostalgia del tuo paese messicanO!
    E se per caso un giorno esci solo in dolcevita e felpa, zaccc che ti becchi un bel raffreddoroneee!

    Arrotino al 5′ raffreddore, leggermente incazzeto 🙂

  5. Si tratta di pnificare. Inizia a lavare a terra dal punto opposto al divano, così quando finisci devi solo abbassare il culo e poggiarlo sul divano in attesa che asciughi. Ah, non fare come me, ricordati, prima di cominciare di mettere sul divano il telecomando o un libro, se no diventano i 15 minuti più lunghi della tua vita.

  6. A me è successo di lasciare la macchinina al sole vicino alla spiaggia che “tanto la vedo se arriva la polizia”, andare a fare il bagno e non trovarla più, quindi recupero dopo autostop e autobus, sempre con cucciolo di cane in braccio… e non dava fastidio a nessuno, non c’era un cane… a parte il mio!!
    magdalia

  7. Rafè…a prossima fiata ca nu ttrovi parcheggio ricorda le maggiche parole ‘se ci fosse Domenico, u’ parcheggiu l’erana già truatu’. Non chiedermi di più. Funziona a Milano e hinterland. Funzionerà anche là. Statte bbonu.

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