nell'aria:

C’è odore di docce appena fatte e di aspettative per la serata.

Sono appoggiato ad una colonna che aspetto paziente di prendere qualche pìcciolo dal Bancomat – che sono rimasto senza – ma la fila è lunga, che di gente prima di me ce n’è tanta, che vuole prelevare qualche pìcciolo dal Bancomat, perché è venerdì sera e le aspettative per la serata sono tante.

Aspetto paziente e mi infilo un dito nel naso, e attendo così il mio turno, col dito indice infilato nel naso.

Me ne accorgo e lo tiro fuori, e forse questa cosa del dito nel naso è la mia reazione di fronte a tutto questo odore di docce appena fatte e camice stirate e collanine d’oro e capelli in ordine che vedo davanti a me, nei tipi e nelle tipe che aspettano prima di me di avere un udienza dal signor Bancomat.

Penso che io di aspettative neanche una. Non c’ho voglia di far niente, stasera.

Penso che davvero più asociali del sottoscritto, di questi tempi, è difficile.

Penso che sulla carta di identità c’ho scritto Segni Particolari Nessuno ma che quasi quasi potrei andare in Comune e farmi scrivere dal Sindaco Segni Particolari : Asociale.

E allora mi dico : non esco, non esco, non esco, stasera.

Non esco.

Poi invece esco.

Ma solo per un po’, giusto il tempo di portare in giro la vita a fare la pipì.

Giusto il tempo di passare – io e il mio coinquilino BilliGiò – dal solito market pakistano per le provvidenziali birre d’esportazione a buon mercato. Giusto il tempo di perderci nell’alveare di persone che affollano la strada sotto casa, chè io c’ho il culo di vivere davvero nel centro del centro, di questa città.

Quindi ci dirigiamo sicuri verso la casa del nostro caro ex-coinquilino, colui che ci ha lasciati per andare a convivere con la tipa. Una casa che ancora non avevo visto e che davvero ero curioso di vedere. Una casa che – a dirla così sembra non avere senso- c’ha veramente l’atmosfera di una casa.

Una mansarda col tetto obliquo che ad ogni momento c’è il rischio di prendere una sonora craniata, ma col parquet lucido sul pavimento che davvero da’ l’idea di essere stato messo lì due giorni prima.

Il mio ex-coinquilino mi fa vedere orgoglioso il divano nuovo, che gli è appena arrivato, e mi fa fare il giro delle stanze ( e questo è il bagno, e questo è la stanza da letto, e qui forse ci mettiamo delle mensole..) in un modo che fino ad ora avevo osservato solo in gente che io consideravo irrimediabilmente adulta, quelle volte che con i miei genitori si andava a far visita a casa di qualcuno che aveva appena traslocato.

E mentre penso questa cosa mi rendo conto che ancora adesso faccio una netta distinzione tra la concezione di me stesso e il concetto di adulto.

Mi porta a vedere il microbalcone della mansarda da cui si vedono i colli. Mi dice :

– E insomma, questa è la casa.-

– Be’ , complimenti, mi piace. – E dico davvero, mentre mi arriva sulla faccia un filo di vento molto garbato.

Penso che magari su questo microbalcone non si potrà organizzare una festa, ma di certo si può venire a porgere le chiappe al cielo sellato, una di quelle sere d’estate che non c’hai voglia di sudare tra le lenzuola.

– Ti piace?- mi dice. E poi, un secondo dopo mi fa:

– Occazzo! –

– Che succede?-

– Mi sono dimenticato! Se torna lei e se ne accorge, mi uccide!-

Entra in casa e subito torna sul microbalcone con un bicchiere d’acqua che va a versare in un vaso dove c’è del basilico.

– Dovevo innaffiare il basilico!- mi dice.

23 pensieri su “nell'aria:

  1. è capitato anche a me di far vedere la casa nuova dopo aver traslocato e decantarla come se fosse una reggia mentre è un normale appartamento. E’ l’orgoglio di possedere qualcosa di tuo, il retaggio dei nostri genitori che pensavano alla CASA come al bene più prezioso. Qualcosa a cui non si sfugge. Io sono già adulta, ma ho sentito il senso del ridicolo nelle mie parole, perchè non avevo mai fatto così prima. E non ho neanche messo su casa con un uomo. Pazienza raffaè, prima o poi l’asocialità passa…..sei troppo in gamba e troppo ironico, perchè tutto rimanga com’è ora……

  2. “abbivira u bacilicò!”

    questo era mio nonno ieri.
    Queste coincidenze sconvolgenti, ma dico io!
    Dottore, l’asocialità prima o poi passa, tipo il raffreddore. 😉

  3. io mi penso adulta _anche perché proprio lo sono_ però una cosa spero: che a me non venga, come alla mia migliore amica che convive, l’ossessione della casa. il modo perfetto per far inciabattare un uomo.

  4. io segni particolari: asociale a periodi.
    scommetto che quando lui ha detto la cosa del basilico, tu hai pensato qualcosa tipo: ecco, si è fatto mettere sotto da una donna anche lui!

  5. Ma hai spiato che libri aveva sugli scaffali?

    Ieri avevo dieci persone a casa mia: nessuno l’ha fatto. Ci sono rimasta un po’ male: ma insomma, per cosa siete venuti? Non vi interessate minimamente a me?

  6. Anche io ho una netta distinzione fra il concetto di me e quella di un adulto.
    Sto ancora cercando di crescermi e sabato sera in discoteca (dopo 8 anni di latitanza) mi sentivo la professoressa vecchia e sfigata alla gita scolastica. Credo che passeranno altri 8 anni prima della prossima volta!
    Minghiaaacheridere..
    arrotino

  7. ALICE:
    allora sarà sta afa blognese che ci lascia così..

    ENERY:
    oppure cronicizza, come la tubercolosi.

    ERBASALVIA:
    dice il saggio: vivi e lascia vivere, anche gli inciabattamenti.

    KAY:
    non non è così, però dopo che l’ho scritto mi sono accorto che poteva dare quest’idea.

    LEETAH:
    io ho il problema opposto, se vengo a casa inizio a spulciarla e a leggere i libri e non rivolgo più la parola a nessuno

  8. la prima volta che mi sono allontanata dal tetto coniugale ho raccomandato a moroso di lasciare luce alle piante, ma solo la prima perchè poi ho scoperto che moroso mai e poi mai avrebbe pensato di abbassare le tapparelle, manco in mesi d’assenza! E’ questione di incastri…
    la visita tutistica (molto amata da mia mamma) io l’ho sempre odiata e non la faccio fare ma noto che chi arriva qui la prima volta, aspetta un po’ e poi chiede: posso vedere la casa? Insomma c’è il self service e allora magari un po’ lo accompagno e qualcosa gli racconto…

  9. Anch’io, quest’anno pure, ho deciso di adottare una piantina di basilico. Ogni tanto, ma tanto, vado sul balcone a stendere, e la vedo tutta rattrappita in un angolo. allora le butto addosso un bicchiere d’acqua. lei non fa una piega, ma quando poi vado a ritirare il bucato bello assiutto, è lì tutta rigogliosa e verdeggiante. indi, le spezzo due braccine, e le getto in una pentola piena di sangue e ci condisco i tortiglioni (detti anche elicoidali, ma tortiglioni suona meglio). prima o poi gli assistenti sociali me la toglieranno.

  10. Adulto è una parola ambigua.
    Se fossimo in un paese di adulti credi che Berlusconi si porterebbe a casa i voti che ha preso…?
    Diciamo così che il tuo amico ha cambiato convivente e questo convivente esige una collaborazione diversa dalla precedente.
    Aveva le ciabatte ai piedi?

  11. arredarsi un appartamento credo debba essere molto erotico… centra poco, mai hai presente l’appartamento di Bender?? e il ripostiglio dove abita Frey?
    franz

  12. che tenerezza però il tuo amico con la storia del basilico..
    ..se fossi stata al posto tuo, con l’amico che dacanta la casa nuova e poi dà l’acqua alle piante.. adesso come adesso forse mi sarebbe venuta un pò di tristezza

  13. Il primo anno che i miei mi hanno chiesto di annaffiare le piante me ne sono ricordata nel momento in cui hanno rimesso piede in balcone, dopo le ferie. Uno scenario di desolazione che manco nell’Esercito delle 12 Scimmie… E gli anni dopo non è andata meglio.
    Quindi in casa mia il basilico si tiene nel freezer. Sono un buon partito, io!
    🙂

    Chatoù

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