Quanta tristezza riesce a generare questo articolo sulla movida milanese. Selezioni all’ingresso severissime, liste, prezzi sballati, entrata gratuita “se arrivi con una modella” e locali che pagano royalties salatissime solo per appiccicarsi addosso il nome di uno stilista famoso. Tutto quello che si racconta non e’ proprio nuovo, pero’ ancora una volta conferma che in Italia l’istinto alla gerarchizzazione e all’autoinclusione in presunte elites e’ un istinto diffuso a tutti i livelli.
Chiunque puo’ – e anche se non puo’ – fosse pure per poche ore, vuole tantissimo autoincludersi in una piccola casta.
Che – attenzione – non e’ la casta di quelli che possono spendere 20 euro per un cocktail, ma la casta di quelli che non ritengono volgare spendere 20 euro per un cocktail.
io sono fuori dal tunnel da tantissimo tempo, ma aggiungo un dettaglio.
se al Bobino prenoti un tavolo per dieci persone, te ne danno uno da quattro, perché sostengono che danno sempre il 40% dei posti a sedere di quelli prenotati. ci sono stata coi colleghi l’autunno scorso (ma secondo me costava meno, perché mi ricordo di aver bevuto almeno tre cocktail) e ancora adesso lo citiamo come esempio
🙂