La Deutche Vita che poi mi finisce così.

La nostalgia delle cose mi fotte.

Sempre.

C’è poco da fare.

Io sono uno che è capace di provare nostalgia di tutto. Ma tutto tutto. Io sono uno che mentre siede sul cesso, se vede il rotolo di carta igienica che si assottiglia allora ci parla, col rotolo.

Ehi, rotolo, ci dobbiamo salutare. Da quel che vedo stai per morire. Già mi manchi, lo sai? Dopo di te ne arriverà un altro, ma non sarà più la stessa cosa.

E così adesso c’ho già nostalgia di sta città, e di questa casa. E vorrei abbracciare questi muri, ma i muri non si possono abbracciare. Abbraccio una sedia, come un gesto simbolico. Abbraccio la porta. Mi abbraccio da solo, per darmi forza.

Siccome sono un nostalgico, ho spulciato tra i vecchi file del Pc, e ci ho trovato delle righe che ho scritto nei primi giorni di soggiorno a Monaco. Adesso le infilo qui. Questo è puro Rafeli vintage, e per l’occasione cambio anche il font. Direi che un Times New Roman faccia abbastanza vintage. O no?

 No Title. 

“…ho guidato dall’Italia attraverso l’Austria fino a qui. Ho varcato il confine in Trentino e appena giunto in Austria sono stato colto da un mutismo inspiegabile. Tutto quel poco di tedesco che avevo studiato se ne è andato via dalla mia testa . Puuf! Sparito. 

La cassiera del casello mi dice 19 euri e io capisco 9. La cassiera mi dice Danke schon e io NON rispondo Bitte schon.

Mi limito a balbettare: grazie.

Ciao, mi risponde.

Più avanti parlo col benzinaio e riesco a comunicare solo in inglese. In effetti riuscirei anche a dire ciò che voglio in tedesco maccheneso, mi vergogno. Mah.

Quasi un muto idiota.

Senza il quasi.

Però poi varco il confine austriaco e sono in Deutschland. Mi fermo ad una stazione di servizio dove mi rendo conto che sta iniziando la mia trasformazione: dovrei dire Danke, mi viene da dire Thank you, e nel ribollire del cervello alla fine mi esce fuori un “dankiu” che neanche Aldo Biscardi avrebbe concepito.

Cioè , non so se mi spiego.

Per il resto la casa non si trova. Ne avrei trovata anche una, ma c’è una piccola postilla che mi inquieta. Per poterci entrare dovrei cambiare sesso, in quanto da ragazzo  non vado bene al padrone di casa. Femmine, le vuole.

Maschi nein.

Nein. 

Mah.

Tutto  sto casino della stanza che non si trova mi deprime. Ma giusto un attimo. Mentre sono seduto al McDonald con il mio McQualcosa in mano, circondato da biondi tedeschi sorridenti -che dopo andranno a casa loro in una stanza tutta loro- io con la fanta nel bicchiere di carta come sempre con un eccesso di cubetti di ghiaccio, io che si vede benissimo che questa mattina mi sono svegliato alle sei, in quel preciso istante mi sento un po’ un Toto Cutugno incompreso, ancora più sfigato perché non c’ho manco la chitarra in mano, ancora più cretino perché se pure mi mettessi a cantare, non potrei, che sono troppo stonato. Che almeno Toto Cutugno quando canta seppure che ha la faccia che ha, almeno è intonato. E se dice Buongiorno Dio Lo Sai Che Ci Sono Anch’Io almeno è credibile.

A me Dio direbbe:  Ma Vattene Va’, cretino.

Continuerei a scrivere, ma non posso mica fare tardi, sono le nove e diciassette. E’ tardissimo. Es ist zu spat. Spat andrebbe scritto con la dieresi, ma non so come cazzo si mette.

Ed è scattata pure l’ora legale.

Un ora in meno di Erasmus.

Sgrunt.

27 pensieri su “La Deutche Vita che poi mi finisce così.

  1. …che strane devono essere queste tue ultime giornate di erasmus..è proprio vero, la nostalgia ti frega il cervello e il bello è che il rotolo di carta igienica finisce anche col risponderti..che dire,goditi questi ultimi momenti (che frase inutile,lo so!) susi

  2. Ehi Raffaele, come ti capisco…durante i miei ultimi giorni a Monaco avrei abbracciato persino il negoziante da cui compravo frutta e verdura tutte le mattine passando per Goethe Strasse…ed erano trascorsi solo tre mesi Erasmus…Miriam

  3. La nostalgia è rendersi conto che le cose non erano insopportabili come sembravano allora.
    (Legge di Grimes)

    Un sorriso di dimensioni germaniche. Ja.

    R

  4. Io in Tedesco so dire poche cose. Tipo Wienner schitzel mit kartopfen, che poi ovviamente non so come si scrive.
    In compenso, però, so dire nostalgia in tante lingue… e in tutte ha un suono triste e sommesso.
    La fregatura è che non passa col tempo. Cambia solo un po’ sapore. Ma il suono resta triste e sommesso…
    Buon ritorno.

    Chatouche

  5. oddio mi hai ricordato con brivido che nei 7 anni da emigrata in Belgio quando facevamo i lunghi viaggi in macchina Roma-Bruxelles e vice versa io bambina e la mia famiglia mettevamo su il THE BEST OF CUTUGNO e cantavamo a squarcia gola…oddio…

  6. ah e rispondo a due post fà… sì, coincidono anche i 3 anni… inquietante, abbiamo mischiato il nostro sudore e non lo ricordo neanche!?!?!? 😉
    leetah e chatou…beh, alla fine ci siamo ritrovate tutte e tre qui… non male visto che è un blog spettacolare 😉

  7. è brutto, lo so, so che vuol dire.
    ma l’Italia intera reclama Rafeli ecchécivuoifà!!
    D’OH l’ora legale…stamattina mi ha fatto saltare diritto commerciale,d’oh!
    -_-;
    c’est la vie
    je t’embrasse très fort
    ire

  8. la nostalgia di una cosa in presenza della cosa, quando ancora non se n’è andata è un sentimento squisitamente giapponese. Anche parlare col rotolo di carta da culo, è molto shinto. Fai bene ad alleviare l’ansia del rotolo verso la fine. Penso che i muri della stanza che hai lasciato si ricorderanno di te per decenni.

  9. perchè in effetti è un pezzo di gioventù che se n’è andato e l’erasmus ci ha resi sensibili a questo genere di cose… e poi ti chiedi come sarà la vita dopo e ti rispondi: “NORMALE”…e feste all’alcool normali che preferisco stare a casa…
    rà ti capisco e tu lo sai

    squagghia

  10. vero è che i pugliesi se la menano per tutto ciò che finisce. così è per me, e perciò il culo me lo pulisco direttamente dal bidè, che il bidè dura di più… ma poi mi dispiace per l’acqua che sparisce nel troppopieno… e allora che faccio? mi pulisco a secco?insomma non se ne esce.

  11. Eccolo qui, il reduce.

    SUSI: grazie, ho goduto finchè ho potuto.

    MIRIAM: ehila’ ma allora non ci siamo dimenticati! Un saluto a te e a tutti quelli che studiano a “Padua”

    LADY_R: eggia’, ja.

    SCHATTENS: no che non mi sono dimenticato, sei la mia blogghe-figlioletta. E ti devo ancora fare il template.

    FRACIDELLA: avevo la tentazione di intitolarlo così, il post.

    CLOTY: ma i regali ce li siamo restituiti, giusto? Perchè io in casa non c’ho neanche una pallina con su scritto ” con amore Clo’ ”

    V41eri4: già, un folle.

    ENERY: condivido il D’OH

    WAKI: da oggi andro’ in giro a dire “UE’, che io sono uno Shinto, ce lo sapete?”

    ERBA: la cosa è reciproca. Danke.ù

    SQUAGGHIA: ce lo so, ce lo so.

    BRULE: pulirsi il culo ” a secco” evoca immagini da brivido.

  12. quando sono riuscita a dire in tedesco vorrei un panino con il salame e il formaggio mi sono sentita veramente fiera di me e poi dal fruttivendolo di più ancora e poi i menù dei ristoranti putridi di più ancora… ma te sei proprio sicuro di voler tornare in italia? io al tuo posto mi incatenerei alla sedia che abbracci e le chiederei di non lasciarmi andare!

  13. wellcome back in italy.

    io ho spesso nostalgia della mia casetta di earl’s court…ricordo tutto, tuttissimo
    specialmente che c’era la moquette azzurra anche in bagno…e vicino al water era…un po’ stinta…

    sai…ok la nostalgia…

    🙂 comunque ben tornato!
    fosca

  14. ciao! io sono tornato ieri da berlino. tra poco torno in italia,ma solo per un paio di settimane. sai che mi dispiace?!? ma devo. devo. per le feste devi. io me ne rimmarei qui. a vedere i rami delle finestre davanti a casa mia che si riempiono di germogli, che poi diventeranno foglie. che maledette poi se ne andranno e anche io sarò costretto a tornare a casa per sempre. vedere gli altri che se ne vanno mi fa stare male.
    magari non ci rivedremo mai più,

    comunque ciao

  15. ehi!ma io in erasmus ci sono ancora!sono placidamente in provenza da un paio di mesi, e da tre settimane nullatenente per via degli scioperi zelanti dei nostri cugini francesi. che figata il tuo post!che figata aver provato un brivido leggendo e la stessa paura del sono-appena-arrivato, merda perchè mi sono dimenticata di spedire l’accomodation form, adesso una casa ce l’avrei…che figata!comunque anch’io a pasqua torno in italy, se tornando da bologna passi per padova fermati agli spritz!

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